ALESSANDRA LAZZARIS

INTERIOR DESIGNER  VISUAL ARTIST

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PER UNA GIOIOSA ENTROPIA

Alessandra Lazzaris e Maria Elisabetta Novello

a cura di Giorgia Gastaldon

2015

 

Questa è una mostra.

Questa è una mostra piccola.

Questa è una mostra “leggera”.

 

 

Questa mostra nasce dalla lettura della prima delle sei Lezioni Americane di Italo Calvino, quella dedicata alla Leggerezza: «siamo nel 1985: quindici anni appena ci separano dall’inizio d’un nuovo millennio. Per ora non mi pare che l'approssimarsi di questa data risvegli alcuna emozione particolare. Comunque non sono qui per parlare di futurologia, ma di letteratura» (CALVINO 1988, p. 3). Oggi, esattamente trent’anni più tardi, nel Ventunesimo Secolo ci siamo già da un po’, ma ciò nonostante quelle Sei proposte per il nuovo millennio sono ancora in grado di offrire qualche spunto di riflessione. Dal momento, però, che questa è una mostra “piccola”, nel senso più positivo che questo termine può avere, non ha alcuna pretesa di essere esaustiva, e si accontenta quindi di confrontarsi con uno solo dei temi proposti da Calvino quello, appunto, della Leggerezza, nella sua definizione di "sottrazione di peso". Il punto di partenza è Lucrezio, perché il suo De rerum natura rappresenta la prima opera di poesia in cui «la conoscenza del mondo diventa dissoluzione della compattezza del mondo, percezione di ciò che è infinitamente minuto e mobile e leggero» (CALVINO 1988, p. 12). Poi troviamo Ovidio, che nelle sue Metamorfosi palesava come «la conoscenza del mondo» non potesse alla fine prescindere da una «dissoluzione della compattezza del mondo» (CALVINO 1988, p. 13). Il nostro Calvino, insomma, attraverso questi riferimenti letterari promuove un sistema di conoscenza dell’universo che passa, inevitabilmente, attraverso un processo di "polverizzazione" della realtà e della materia, attraverso la Leggerezza intesa, per l'appunto, come sottrazione di peso. Questa “polverizzazione” si rende necessaria alla conoscenza del mondo poiché la materia, che esperiamo come elemento solido, pesante e compatto, è in realtà costituita da particelle microscopiche e volatili.

 

Proprio questo concetto di conoscenza del mondo attraverso un processo di polverizzazione della realtà, nonché di restituita leggerezza attraverso una sottrazione di peso e materia, pare accomunare le due artiste presenti in questa “mostra piccola”. La prima, Alessandra Lazzaris, lavora con l'ossidazione: corrodendo lastre di metallo con degli acidi, trasforma il metallo in ruggine; la seconda, Maria Elisabetta Novello, padroneggia i processi di combustione, trasformando la materia in cenere, suo materiale d'elezione. Entrambe, insomma, partono da materie reali e fisiche che però, in seguito ad un processo di "polverizzazione", diventano “qualcosa d'altro”, qualcosa di nuovo, da conoscere e fruire in maniera inedita. Entrambe scelgono così, come tecnica d'esecuzione dei loro lavori, due processi – l'ossidazione e la combustione – irreversibili: fanno in tal modo loro la linea del tempo, consapevoli attrici della non reversibilità del suo scorrere. Interpretano così il Secondo Principio della Termodinamica, quello che ha coniato il concetto di “entropia”, secondo il quale «il mondo materiale procede da stati ordinati verso un disordine crescente, così che la situazione finale dell'universo sarà una situazione di disordine massimo» (ARNHEIM 1971, p. 11) e per il quale «l'energia dell'universo» sarà continuamente «soggetta ad una sempre crescente dissipazione e degradazione» (ARNHEIM 1971, p. 13). Di questa concezione dell'entropia – da sempre considerata negativa nel mondo Occidentale e che, a suo tempo, ebbe modo di spezzare quel credo umano nella possibilità di un infinito progresso positivo della società – Alessandra Lazzaris e Maria Elisabetta Novello riescono a dare una lettura ottimistica, "gioiosa", mettendo al centro del loro operare quello che, di solito, viene considerato lo scarto di un processo. Della produzione del metallo, la ruggine è da sempre ritenuta un inevitabile "effetto collaterale"; in alcuni lavori della Lazzaris, come quelli appartenenti al ciclo L'età del ferro, questo elemento ottiene un suo riscatto, diventando protagonista di un'operazione nella quale viene volutamente cercato e creato dall'artista. Lo scarto ottiene così una seconda vita, nobilitata rispetto alla precedente in cui era semplice ferro. In modo molto simile la Novello, nel processo della combustione, non s'interessa alla produzione del calore sviluppato bruciando la materia di partenza ma conserva, facendolo assurgere a ruolo poetico, lo scarto: quella cenere di cui normalmente ci si sbarazza.

 

Un ulteriore elemento su cui si sofferma Calvino quando cerca di tracciare le linee principali del suo concetto di Leggerezza è quello della coppia oppositiva "leggerezza-peso", qui declinato nei termini di confronto della letteratura: «due vocazioni opposte si contendono il campo della letteratura attraverso i secoli: l'una tende a fare del linguaggio un elemento senza peso, che aleggi sopra le cose come una nube, o meglio un pulviscolo sottile (...); l'altra tende a comunicare al linguaggio il peso, lo spessore, la concretezza delle cose, dei corpi, delle sensazioni» (CALVINO 1988, p. 18). Allo stesso modo Maria Elisabetta Novello lavora con l'impalpabilità della cenere, mentre Alessandra Lazzaris fa propri la matericità ed il peso della lastra di metallo. Ecco quindi che i loro lavori, collocati in uno spazio comune, creano un cortocircuito visivo e materico dal forte impatto: la cenere impalpabile della prima potrebbe volare via in un soffio, se non ci fossero le pareti trasparenti della teca a contenerla; la solidità delle lastre della seconda riportano con il loro peso un equilibrio radicato nella stanza che abitano. Il gioco delle coppie – tra contrasti e similitudini – non finisce qui: l’orizzontalità delle lastre di metallo di Alessandra Lazzaris, infatti, entra in dialogo con la verticalità della colonna di Maria Elisabetta Novello. D’altro canto, come in tutte le coppie, ecco che in un attimo i ruoli sono rovesciati: la cenere di cui è fatta la colonna della Novello, infatti, da lontano pare il più duro e resistente dei materiali da costruzione, il marmo; ma le “stratigrafie metalliche” della Lazzaris non sono da meno: la loro superficie, ricoperta di resina, riflette l’immagine dello spettatore che l’osserva, ricordando così l’instabilità dei liquidi e l’impalpabilità delle acque.

 

E siccome questa è una mostra “piccola”, è una mostra fatta di due sole opere, che stanno lì, si guardano, si fronteggiano, si alleano, si sublimano vicendevolmente; e nel visitarla, questa mostra, si potrebbe seguire il suggerimento dello stesso Calvino, che si affacciava al nuovo millennio «senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi. La leggerezza, per esempio» (CALVINO 1988, p. 32).

 

 

Bibliografia

CALVINO 1988: I. Calvino, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2002. Prima edizione, Editore Garzanti, 1988.

ARNHEIM 1971: R. Arnheim, Entropia e arte. Saggio sul disordine e l'ordine, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2001. Prima edizione, Entropy and Art. An Essay on disorder and order, The Regents of University of California, 1971.

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